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I 4 cerchi della ricchezza

Indice dei Contenuti

Come guadagni i tuoi soldi?

Sei un lavoratore dipendente? Sei un libero professionista? Sei un imprenditore? Sei un investitore?

Sicuramente, rientri in una di queste 4 categorie, in uno dei 4 cerchi concentrici della ricchezza.
Questo è sempre un momento chiave del libro I soldi fanno la felicità : è il momento in cui i partecipanti si trovano a ragionare su se stessi e a mettere pesantemente in discussione i loro metodi per creare denaro.

La maggior parte dei partecipanti è un impiegato magari anche ben pagato, come un dirigente – ma comunque un impiegato. Molti altri sono liberi professionisti, anche quando, magari credono di essere imprenditori. Solo una minoranza sono veramente imprenditori e ancora meno sono gli investitori.
Queste 4 tipologie hanno ognuna un diverso modo di pensare e un diverso focus finanziario. E diversi risultati finanziari.
Leggi in quale cerchio ti trovi e scopri in questo articolo in quale cerchio dovresti essere e perché. 

Il cerchio dei lavoratori dipendenti: vivere con l’illusione della sicurezza e delegando agli altri il controllo

Questo è il cerchio più lontano dalla ricchezza, quello più esterno. Il lavoratore dipendente è attirato dalla falsa sicurezza dello stipendio. Oggi il lavoro è sempre più mobile anche in settori che sembravano sicuri. Chi ti porterà via il lavoro magari abita a 5000 chilometri di distanza e ha 20 anni meno di te.

Il focus è di essere un bravo dipendente, di non essere un elemento di disturbo, ma di lavorare con il gruppo, anche comprimendo la propria indole e creatività. Se ti comporti bene, se sei un ingranaggio che funziona bene nella macchina aziendale, avrai dei premi, farai carriera.

E con questa mentalità da dipendente, cioè da colui che dipende dagli altri per la propria sopravvivenza e per la propria identità, avrà grandi paure a mettersi in proprio, a rischiare, a fare le azioni per creare la propria libertà finanziaria.

Lo stipendio è come una droga o come l’acqua che crescendo pian piano di temperatura, fa bollire la rana lentamente, senza che lei se ne accorga.

E in cosa investe l’’impiegato? Di nuovo, in ciò che gli dà un falso senso di sicurezza: BOT e CCT, fondi di investimento. Non solo, abituato com’è a dipendere dagli altri per la sua sopravvivenza, delega agli altri (bancario, promotore finanziario, amico che ha la dritta) le proprie scelte e attività di investimento.

E anche la pensione è un’utopia: nel 2010 si prevede che nei paesi occidentali il numero dei pensionati supererà quello dei lavoratori. E chi pagherà la tua pensione? Ci sarà sicuramente un brusco ridimensionamento della rendita disponibile a chi è in pensione. Già oggi, in media, chi va in pensione deve ridurre il suo stile di vita perché ha a disposizione meno soldi di quando lavorava.

Ha senso tutto questo?

Ha senso lavorare tutta la vita per poi ritrovarsi poveri e senza prospettive? Secondo me no.
Il paradosso peggiore è che il lavoratore dipendente spesso non ha abbastanza soldi per le sue esigenze: riceve infatti il tipo di reddito con la tassazione più pesante, essendo tassato prima delle sue spese e non dopo come chi appartiene agli alti cerchi della ricchezza.

E così, proprio colui che sta nel cerchio più lontano dalla ricchezza – e senza possibilità di toccarla finché rimane là – finisce per pensare continuamente ai soldi o, peggio, alla loro mancanza.
E in questa situazione oggettivamente difficile, la psicologia del lavoratore dipendente è naturalmente depotenziante, piena di invidia e di negatività verso i ricchi e la ricchezza, perché non può essere altrimenti per mantenere la propria identità di lavoratore dipendente.

Se ti ritrovi in questo cerchio puoi farci qualcosa?
Certo. Cambia il tuo modo di pensare, acquisisci informazioni che allarghino la tua mente, fai azioni nella direzione di creare la tua libertà finanziaria.

 

Se ti sei riconosciuto nel cerchio del lavoratore dipendente, non ti preoccupare: se stai leggendo questo articolo e questo blog hai già iniziato a cambiare.

Ogni viaggio di 1.000 chilometri inizia con un primo passo.

A volte, basta leggere un articolo.

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